"Il bardo era un latore di notizie, il cui compito fondamentale era informare, raccontare cosa stesse succedendo in terre lontanissime e irraggiungibili per chi ascoltava."

Abbiamo scelto il nome Bardo per diversi motivi: l'assonanza al mondo delle bardature dei cavalli in primis, ma anche per indicare la figura dell'antico poeta-cantore di imprese epiche presso i popoli celtici. 

La parola deriva direttamente dal termine proto-celtico bardos e dal proto-indoeuropeo *gwerh2 ovvero: "alzare la voce, elogiare". Anche presso le popolazioni camitiche dell'Africa orientale troviamo i Bardi, attivi sino agli anni '80 a testimoniare la continuità storica tra popoli della stessa stirpe divisi migliaia di anni fa'. 

La prima volta in cui la parola bardo compare in un atto ufficiale  è l'anno 1449 in gaelico scozzese, per indicare un musicista itinerante, spesso con atteggiamento sprezzante. Inizialmente i bardi formavano, insieme ai druidi e ai (o)vati, le tre caste sacerdotali delle popolazioni celtiche: i bardi erano i conservatori del sapere del popolo, quindi venivano istruiti per memorizzare tutte le tradizioni e i miti di quel popolo. In alcune regioni erano distinguibili dagli altri due ordini per uno speciale mantello che indossavano.  I bardi con i loro sogni premonitori sull'esito delle battaglie erano degli àuguri in contatto con l'aldilà, capaci di interpretare segni e profezie. Spesso avevano anche il ruolo di infervovare le truppe. Vogliamo che questo spirito riviva  in questo momento storico di svolta per il cambiamento di coscienza del genere umano in virtù di un uomo nuovo. Senza dimenticare che in molti di noi scorre sangue Longobardo, il cui apporto è stato sottovolatutato dalla storiografia italiana.

Esotericamente il Bardo è lo stato intermedio della mente in seguito alla morte, oppure quando la coscienza viene separata dal corpo. Il Bardo rappresenta lo stato tra la vita passata e quella futura. In esso la mente acquisisce un corpo mentale simile a quello del sogno ed ha il potere di raggiungere qualsiasi luogo, in qualsiasi momento senza alcun ostacolo. Il "Libro Tibetano dei Morti" spiega in dettaglio le allucinazioni e le esperienze che avvengono nello stato del Bardo, ed introduce al riconoscimento dello stato illusorio del corpo e della mente. Il "kusum-lamkhyer è  una pratica da seguire durante la vita quotidiana per prepararsi alla morte, al Bardo ed alla reincarnazione.

Il "Bardo Thötröl" è, soprattutto, un insegnamento per trascendere l'individualità e integrarsi con la "Chiara Luce del Dharma". Sotto questa prospettiva esso non è per i "morti", ma per i vivi.