Henry D. Thoreau e la vita nei boschi: sui prodromi del primitivismo

Che più non son gli dei fuggiti,

Né ancora sono i venienti

F. Hölderlin, Pane e Vino 

 

L’Utopia romantica ripropone  le tematiche dell’Età dell’Oro.“Unirci alla natura in tutto infinito, è il fine delle nostre aspirazioni”, questa frase di Hölderlin nell’introduzione a Iperione sintetizza gran parte di questa utopia la cui tensione è essenzialmente rivolta al ritorno ad un contatto autentico e genuino con una natura divinizzata. Ritorna così il tema di un tempo originarionla cui evocazione è funzionale al tentativo di superare l’amnesia riguardante l’unione fra uomo dio e natura; unione fatta rivivere attraverso una riedizione del mito come riconquista di un tempo assoluto, dove regnano quiete e purezza.

Questo  incontro profondo con la natura,  presuppone un confronto tra finitudine ed infinito, ciò che Leopardi definiva l’altra vista a suggerire la particolare capacità di cogliere la totalità della physis, la quale si mostra nei suoi aspetti spaventosi  ma anche quale grembo accogliente al quale fare ritorno.  E' grazie a questo sogno che ritroviamo il tema caro agli orfici e a Platone: la ricerca di un'unione tra uomo e cosmo possibile anche e soprattutto grazie ad una prassi  vegetariana.

Scrittori come Shelley, Ritson e Tryon ne sono convinti promotori. Portavoci di ideologie radicate nell’estetica romantica di compassione e di comunione con la natura, trovano il consumo di carne sacrilego e disumano. I loro ideali si accompagnano alla ribellione contro la rivoluzione industriale e respingono il consumismo nella ricerca di una comunione primordiale con la natura che rifiuta il paradigma economico-mercantilista[1].

 

 Il tema dell’amore e della fuga nella natura come salvezza spirituale e presa di posizione politica contro il paradigma mercantilista della società americana spingerà Henry Thoureau, nel luglio del 1845, a  lasciare la sua città natale per trasferirsi a vivere nei boschi vicino al Lago Walden.

Ha inizio così la sua testimonianza contro la società mercantile, una scelta esistenziale che ebbe una grande valenza politica ed anticipò innumerevoli esperimenti sociali volti alla riconquista di un rapporto autentico con la natura e le sue leggi. L’ideale di Thoreau[2] presuppone la disponibilità del singolo a vivere con saggezza per affrontare solo i fatti essenziali della vita, a vivere felicemente in modo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non sia vita, e a ridurre la vita stessa ai suoi termini più semplici.

Credo che ogni uomo che sia sempre stato sincero nel conservare nelle migliori condizioni le proprie più alte e poetiche facoltà, sia stato particolarmente incline ad astenersi dal cibo animale e di molto cibo di qualsiasi genere. E’ un fatto significativo…che nel loro stato perfetto, certi insetti, sebbene siano forniti di organi di nutrizione, non ne fanno uso; come regola generale, quasi tutti gli insetti, in questo stato, mangiano meno che non nello stato d larve: il bruco vorace quando si traforma in farfalla…e il ghiotto verme quando si trasforma in mosca, si accontentano di una goccia o due di miele o di qualche altro liquido dolce…Il mangiatore grossolano è un uomo nello stato di larva; e ci sono intere nazioni in quelle condizioni, senza immaginazione o fantasia, tradite dai loro vasti addomi.

Henry D. Thoreau, Walden

 

Thoreau, nel mezzo dell'ascesa tecnologico-consumistica degli Stati Uniti e dell’emergere del tipico way of life  americano, con il suo libro lancia messaggi che risultano fortemente provocatori. L’isolamento in cui condusse la maggior parte della sua esistenza gli consentì di sviluppare un discorso in chiave ampiamente introspettiva e di approfondire idee e concetti che sono divenuti punto di riferimento  per generazioni di ecologisti, pacifisti e primitivisti.

Non è un rimprovero il fatto che l’uomo sia un animale carnivoro? E’ vero, egli può vivere, e vive in effetti, per lo più depredando gli altri animali; ma questo è un miserabile modo di vita come può ben convincersi che vada a mettere trappole ai conigli o a sgozzare gli agnelli e sarà considerato benefattore della sua razza colui che insegnerà all’uomo di limitarsi ad un cibo più innocente e più sacro.  Qualunque possa essere la mia consuetudine, non ho dubbio  che appartenga al destino della razza umana, nel suo graduale miglioramento, smettere di mangiare animali, allo stesso modo che le tribù selvagge hanno smesso di mangiarsi l’un l’altra quando vennero n contatto con le più civili.

Henry D. Thoreau, Walden

 

A questa particolare figura di intellettuale impegnato viene pertanto riconosciuta una modernità ed un’attualità che i suoi contemporanei non potevano percepire per obiettivi motivi. La sua è l’utopia dell’individuo che si emancipa dalle comodità della società civilizzata e torna allo stato di natura[3]. Uno stato di natura nel quale ritorna come nel brano sopra citato la suggestione per una dieta liquida. (l’uomo virtuoso è colui che si astiene dal cibo).

Credo che l’acqua sia la sola bevanda dell’uomo saggio

Il miglior cibo dunque è quello naturale. Una  naturalità che richiama certamente la natura in un senso peculiare; si afferma cioè l’idea che  il“miglior cibo” in  una determinazione qualitativa – sia quello non “culturale”, nel senso di elaborato, manipolato e realizzato dall’uomo.

Vegetarismo ed astinenza da alcol diventano segni di sobrietà rivoluzionaria, un diritto, un umanesimo concentrato nel raggiungimento di un rapporto privilegiato con la natura che riconduce l’uomo entro i confini del flusso naturale. Gli stessi concetti che furono prima del pitagorismo e poi del platonismo ora vengono declinati attraverso una metafora proto-ecologista dove l’essere umano è concepito in una relazione intrinseca con gli altri elementi della natura. Pensiero che troverà terreno fertile fino alla creazione nel 1847, del movimento vegetariano con l'istituzione della Vegetarian Society e che giunge fino ai nostri giorni attraverso il “biocentrismo egalitario antispecista”[4] per il quale ogni essere vivente ha diritto alla vita al pari di ogni essere umano.

 

Pierpaolo Pracca

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[1] Con l'era industriale si verifica l'aumento dei prezzi sui prodotti a base di carne e contemporaneamente si assiste alla crescita di sentimenti umanitari verso i diritti degli animali; il vegetarianismo è diventato la scelta praticata alla fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo. Durante il diciottesimo secolo, con più varietà di verdura disponibili si diffonde l’abitudine di una dieta senza carne o comunque con un minor apporto di proteine animali. Quasi ogni grande città dispone di  numerosi giardini completamente forniti di frutta e verdura. Gli  ideali romantici di natura e di umanesimo insieme al desiderio di ribellarsi contro il consumismo e le distinzioni di classe crescono accanto al movimento vegetariano destinato a diffondersi in gran parte dell’Europa occidentale.

 

[2] Thoreau fra i fondatori del movimento trascendentalista americano, rifiutò l’avvento delle macchine e vide un grande pericolo nella industrializzazione, figlia del capitalismo, proponendo come soluzione una fuga nella vita rurale e negli ambienti selvaggi. Fu profondamente influenzato dalla filosofia idealistica tedesca, dal misticismo nordeuropeo di Swdenborg e dalle religioni orientali. Il trascendentalismo fu una concezione di vita basata sull’intuito e sulla sensibiltià piuttosto che sulla ragione, una protesta contro l’età industriale che si propose di ristabilire l’armonia fra individuo, società e natura, una sorta di socialismo mistico con forti connotazioni individualistiche. Una tensione verso il radicalismo politico unita al desiderio di un rinnovato rapporto con la terra (Età dell’oro) e con le forze psichiche individuali.

 

[3] Il vegetarismo degli inizi dell’800, legato al romanticismo, si presenta come una forma di primitivismo.

 

[4] L’antispecismo è contrario al consumo di tutti i prodotti di origine animale (uova, latte, miele, formaggio) e sostiene l’uguaglianza dei diritti tra tutte le forme viventi.