Ralph Waldo Emerson

(Boston, 25 maggio 1803 – Concord, 27 aprile 1882) è stato un filosofo, scrittore e saggista statunitense. È stato anche un noto poeta. Oggi il critico letterario Harold Bloom lo considera "la figura centrale nella cultura americana", e il filosofo di Harvard Stanley Cavell lo ritiene uno dei filosofi americani più sottovalutati in assoluto.

Il saggio Nature, pubblicato nel 1836, anche se non fu tra i più letti, contiene in poche pagine gran parte delle idee di Emerson, sulle quali ritornerà nei suoi scritti successivi. L'opera è costituita da un'introduzione seguita dal testo del saggio vero e proprio, che si suddivide in otto parti: 1. Nature: qui si presenta l'argomento e si osserva la romantica identificazione della natura con il mondo vegetale. 2. Commodity: dove viene elaborata l'idea per cui tutto in natura ha un utilizzo. 3. Beauty: qui per bellezza, nel significato dato dai Greci, si intende ancora la natura. 4. Language: il tema è quello del linguaggio della natura. 5. Discipline: la natura è regolata da disciplina, ed essa, a sua volta è disciplinatrice. 6. Idealism: come conseguenza, agli occhi dell'autore, inevitabile, della contemplazione della natura. 7. Spirit: la natura come spirito. 8. Prospect: qui espone le prospettive che si aprono dinanzi a chi intenda instaurare il "rapporto originale con la natura" cui si accennava in apertura del libro.

 

"L'erbaccia è una pianta di cui non sono state ancora scoperte le virtù."

 

 

Natura

Per stare in solitudine l'uomo ha bisogno di ritirarsi tanto dalla sua camera quanto dalla società. Non vivo in solitudine finché leggo o scrivo anche se nessuno è con me. Ma se un uomo vuole essere solo che guardi alle stelle. I raggi che vengono da quei mondi celesti introdurranno una barriera tra lui e le cose volgari. Si potrebbe pensare che l'atmosfera sia stata creata trasparenteallo scopo di mettere l'uomo nei corpi celesti alla perpetua presenza del sublime. Come sono straordinari visti nelle strade delle città! Se le stelle apparissero una notte ogni mille anni come potrebbero gli uomini credere e adorare e preservare per molte generazioni il ricordo dell'apparizione della città di Dio! Ma sorgono ogni notte questi messaggeri della bellezza e illuminano l'universo con il loro sorriso ammonitore. Le stelle risvegliano una certa reverenza perchépur essendo sempre presentisono sempre inaccessibili; ma tutti gli oggetti naturali fanno un'impressionesimilequando la mente è aperta alla loro influenza. La Natura non veste maiuna mediocre apparenza. Né l'uomo più saggio può strapparle i suoi segreti eperdere ogni curiosità scoprendo tutta la sua perfezione. La Natura non è mai diventata un giocattolo per uno spirito saggio. I fiori, gli animali, le montagne riflettono tutta la saggezza dei suoi momenti miglioricosì comehanno rallegrato la semplicità della sua infanzia. Quando parliamo della natura in questi termini abbiamo in mente un sentimento preciso ma sommamente poetico. Intendiamo l'integrità dell'impressione procurata da molteplici oggetti naturali. E questo che distingue il pezzo dilegno del tagliaboschi dall'albero del poeta. L'incantevole paesaggio che hovisto questa mattina è senza dubbio costituito da venti o trenta fattorie. Miller possiede questi terreni Locke quelli e Manning il terreno boschivo chesta oltre. Ma nessuno di essi possiede il paesaggio. C'è una proprietà nell'orizzonte che nessun uomo possiede se non chi riesce con il proprio occhioa integrare tutte le parti vale a dire il poeta. Questa è la parte migliore delle fattorie di questi uomini eppure ad essa i contratti di proprietà non danno un diritto. In verità pochi adulti possono vedere la natura. La maggior parte delle persone non vede il sole. Oppure ne una visione molto superficiale. Il soleillumina solamente l'occhio dell'uomo ma risplende dentro l'occhio e nel cuoredel bambino. L'amante della natura è colui i cui sensi interni ed esterni sono ancora in pieno accordo tra di loro; chi ha saputo conservare lo spirito dell'infanzia perfino nell'età adulta. Il suo rapporto con il cielo e con laterra diventa parte del suo cibo quotidiano. In presenza della natura una fiera beatitudine penetra nell'uomo nonostante i dolori reali. La Natura dice: «E' la mia creatura e malgrado tutti i suoi impertinenti dolori sarà felice con me». Non il sole o l'estate come tali ma ogni ora e stagione rendono il loro omaggiodi beatitudine; poiché ogni ora e ogni cambiamento corrispondono a un diversostato di mente e lo autorizzanodal mezzogiorno irrespirabile alla mezzanotte più cupa. La Natura è uno scenario che si adatta ugualmente bene ad un'opera comica o tragica. Nella buona salute l'aria è come un liquore dall'incredibile virtù. Attraversando un terreno spogliosguazzando nella neve che si scioglie nel crepuscolo sotto un cielo nuvoloso senza avere nei miei pensieri alcun presagio di speciale buona fortuna ho assaporato una perfetta letizia. Quasi ho paura a pensare quanto sono felice. Anche nei boschi un uomo elimina i suoi anni come il serpente la sua pelle e in qualunque periodo della vita è sempre un bambino. Nei boschi è la perpetua giovinezza. In queste piantagioni di Dio regnano un decoro e una santità una perenne festa viene allestita e l'ospite non vede come potrebbe stancarsene in mille anni. Nei boschi ritorniamo allaragione e alla fede. Lì sento che niente mi può capitare nella vita nessuna disgrazia nessuna calamità (purché mi lasci la vista) che la natura non possa riparare. Stando sulla nuda terra il capo immerso nell'aria serena esollevato nell'infinito spaziotutto l'egoismo meschino svanisce. Divento untrasparente bulbo oculare non sono nientevedo tutto; le correnti dell'Essere universale circolano attraverso me; sono una parte o una particella di Dio. Il nome dell'amico più vicino suona allora straniero e accidentale: essere fratellio conoscenti padroni o servi diventa allora un'inezia fastidiosa. Io sono l'amante dell'irresistibile e immortale bellezza. Nella solitudine trovo qualcosa di più caro e connaturale che nelle strade o nei villaggi. In un paesaggio sereno e specialmente nella lontana linea dell'orizzonte l'uomo contempla qualcosa di bello quanto la sua stessa natura. La più grande beatitudine offerta dai campi e dai boschi è la suggestione di un'occulta relazione tra l'uomo e la vegetazione. Non sono solo e sconosciuto. Essi mi mandano segnali e altrettanto faccio io. L'ondeggiare dei rami nella tempesta è nuovo e al tempo stesso antico per me. Mi sorprende e pure non è sconosciuto. L'effetto che produce è quello di un più nobile pensiero o di una più elevata emozione che mi raggiunse nel momento in cui ero convinto dipensare esattamente o di operare rettamente. Pure è certo che il potere di produrre una simile gioia non risiede nella natura ma nell'uomo o nell'armonia di entrambi. E necessario fare uso di questo tipo di piacere con grande temperanza. Poiché la natura non è sempre vestita con l'abito della festa ma la stessa scena che ieri mandava il suo profumo e risplendeva come per la festa delle ninfe può oggi essere ricopertadi malinconia. La Natura veste sempre i colori dello spirito. Per un uomo oppresso dalla sventura il calore stesso del focolare ha qualcosa di triste. Vi è allora un certo disprezzo del paesaggio percepito da chi ha appena perso un amico morto. Il cielo che si stende a ricoprire uomini mediocri è meno grandioso.