La Pasqua di Mainfrina

Nel giorno di Pasqua dell'anno del Signore 1299 gran numero di abitanti nella città di Milano accorreva presso la modesta casa di tale Jacopo da Fermo. Erano, in particolare, appartenenti ai ceti più poveri e accolite di derelitti coloro che, pieni di speranza e d'ardore, si recavano speranzosi presso quella dimora. Quando la folla radunatasi si compose e fece silenzio, s'avanzò, con incedere processionale, una donna bellissima che si accostò ad una tavola che fungeva da altare al centro del cortile dell'abitazione. La Donna, ad imitazione dei Sacerdoti cristiani, iniziò a celebrare la Messa. Le stavano accanto due uomini, che la servivano e l'aiutavano nel compimento dello strano rito. Uno dei due, tale Albertone da Novate, recitò l'epistola, l'altro, chiamato Andrea Saramita, lesse una lezione di Vangelo da lui composta.

Poi, quando la concentrazione dei presenti era massima, la Donna spiegò il significato del culto e dell'assemblea: essi vedevano davanti ai loro occhi colei che negli anni a venire avrebbe celebrato più sacre Messe sul Seplocro dello Spirito Santo incarnato, poi nel Duomo di Milano, infine in Roma, scalzando il Papa ad assumerene il ruolo.

Da quel momento ella avrebbe battezzato le genti ancora avvolte nelle tenebre e i quattro Vangeli sarebbero stati sostituiti da altri quattro. I presenti ammutolirono completamente per la spaventosa rivelazione che avevano appena uditi: di fronte ai loro occhi c'era dunque il nuovo capo spirituale dei credenti. Tuttavia non ebbero neppure il tempo di riprendersi dalla sorpresa: la Donna ordinò che si spegnessero i lumi e che tutti i presenti si abbandonasero ad accoppiamenti sfrenati, senza distinzione di persone o di sesso. Di quella giornata memorabile esiste una descrizione dettagliata negli atti dei processi che il Tribunale dell'Inquisizione doveva aprire per giudicare i "delitti" di coloro che avevano prestato fede a quelle "rivelazioni" e si erano aggegati alla setta fondata da quella strana donna. Chi era costei? Poco o nulla è giunto fino a a noi: si sa con certezza che il suo nome era Mainfrina e che, precedentemente, era stata monaca dell'ordine delle Umiliate di Santa Caterina in Brera. La sua era stata un'esistenza senza storia tra le accoglienti mura conventuali finché non era giunta a Milano una donna eccezionale: la Guglielmina...

 

tratto da "Le donne del diavolo" di Roberto Gremmo (1978)