NO TAV, il risveglio del Drago.

 

Il progetto del Treno ad Alta Velocità Torino-Lione, tra danni ambientali, rischi per la salute e energie sottili.

Il tracciato passa per le ley lines (linee sincroniche). Le possibili conseguenze magico-energetiche per la popolazione della Val Susa. La Storia narra che nel 313 d.C. una grande croce fiammeggiante con la scritta in caratteri latini In hoc signo vinces fosse apparsa all’imperatore romano Costantino durante la battaglia contro le truppe di Massenzio. Dopo aver apposto il simbolo della croce su scudi, armi e stendardi, Costantino riportò la nota vittoria contro le milizie nemiche. Ritornato a Mediolanum emise il noto Editto di Milano, noto come l’Editto di Costantino, con il quale si concedeva libertà di culto ai Cristiani.

La leggenda vuole che questo avvistamento sarebbe avvenuto ai piedi del monte Musinè (in dialetto asinello). Dalla forma triangolare, la montagna più misteriosa della zona è un vulcano che ha cessato la sua attività. Il mistero e la sacralità che avvolge questo monte si distende come un manto fino a Torino, definita non a caso città magica per eccellenza.

Impossibile riassumere in poche righe tutte le storie, leggende, avvistamenti che si sono tramandati nei secoli sul Musinè e sulla Valle. Basti sapere che sul monte la vegetazione attecchisce solo sulle pendici fino a una certa altezza per poi fermarsi lasciando il resto del monte come scoperto, il terreno ghiaioso dal colore rossiccio.

Qua si tramandano racconti di draghi, angeli, demoni, eroi, spiriti dannati, astronavi, alieni. Un menhir reca la raffigurazione di alcuni uomini che sembrano tributare un culto al Sole: tre omini con le braccia al cielo di cui uno di essi inginocchiato e un altro disteso per terra, segno di morte oppure di un sacrificio umano. Nel cielo sopra le loro teste sono raffigurati tre soli, o, almeno, un sole a forma di coppella e due dischi stilizzati. Il che, da Peter Kolosimo in poi, ha fatto ipotizzare che si trattasse di un primitivo incontro “ravvicinato”…

Dall’altra parte della Valle sorge la Sacra di San Michele che ispirò Umberto Eco per il romanzo Il nome della Rosa. Dall’alto di quel monte anche l’abbazia custodisce un segreto. Essa vigila sul Musinè affinché nessuno turbi il sonno del drago che si narra dorma nelle viscere della terra.

Ora, però, quel “drago” sta per essere risvegliato. Il tracciato del TAV corre proprio lungo la linea del Musinè e della Sacra di san Michele, sua custode…

Nel 1921 l’archeologo britannico Alfred Watkins individuò dei meridiani e nodi particolari della rete geografica che sprigionerebbero campi di torsione benefici per gli esseri viventi: sono le ley lines, anche conosciute con il nome di linee della prateria.

Prima di lui altri studi erano giunti a conclusioni simili. Nel 1870, presso la British Archeological Association, William Henry Black tenne una conferenza all’interno della quale spiegò che i principali monumenti, naturali e artificiali, sarebbero disposti sul territorio non in maniera casuale, ma in modo da formare un gigantesco reticolo che coprirebbe l’intera Europa. Dodici anni dopo G. H. Piper arrivò alla stessa conclusione. Watkins andò ben oltre, rendendosi conto che questo reticolo di linee lungo le quali vennero costruiti monumenti o edifici di culto nell’antichità, ricalcavano il percorso del sole o della luna durante i solstizi. Ciò lasciava dedurre che le linee avessero non solo una funzione di comunicazione tra luoghi sacri, ma che fossero intimamente legate all’ambito spirituale. Esse potevano costituire una sorta di percorso da compiersi durante delle specifiche cerimonie sacre.

I successori di Watkins, a partire dall’esoterista Dion Fortune, attribuirono alle linee della prateria un valore energetico-magico. Negli anni ’60 la teoria delle ley lines si fuse con la geomanzia, sostenendo la necessità di preservare l’armonia della natura e dei punti sacri lungo i quali sono sorti i luoghi di culto. L’energia di cui queste linee sono conduttrici possono essere positive per la psiche umana, la coltivazione, e la civilizzazione di una comunità, come, all’opposto, dispensatrici di energie altamente negative. In questo senso l’esempio che viene fatto più spesso è il Triangolo delle Bermuda.

Lungo queste linee le popolazioni preistoriche, le antiche civiltà e i costruttori del Medioevo erigevano osservatori, templi, abbazie, infine maestose cattedrali. I siti scelti per opere quali Stonehenge, Chartres, la Sacra di San Michele, il Tempio di Gerusalemme, Giza, etc. avvenivano proprio in base a questi meridiani o nodi di energia. Questi luoghi sono infatti definiti “sacri” ma soprattutto “sentiti” come magici dalle popolazioni che vi si sono avvicendate nel corso di millenni. Non bisogna essere uno sciamano per intuirne il motivo.

Ebbene, forse non tutti sanno che una delle ley lines più importanti e dedicata all’arcangelo Michele, collega la Cornovaglia a Gerusalemme. La cosiddetta “Linea di San Michele” coincide con la Via Langobardorum: parte da Saint Michael’s Mount in Cornovaglia, passa per Moint Saint Michel in Francia, congiunge la Sacra di San Michele in Val di Susa a San Michele di Coli nei pressi di Bobbio arrivando fino a Castel Sant’Angelo nel Gargano. Sembra un disegno incredibile: una linea retta di duemila chilometri che unisce i 5 principali luoghi di culto europeo dedicati all’arcangelo Michele che si prolunga per altri duemila chilometri arrivando fino a Gerusalemme.

Come spiegato dal ricercatore Stefano delle Rose, questa linea energetica, nell’antichità, sotto l’impulso delle apparizioni dell’arcangelo Michele, ha dato vita alla costruzione degli edifici sacri nei punti indicati, diventando via di pellegrinaggio e via di comunicazione storica. Questa linea di congiunzione, come abbiamo anticipato, passa anche per la Val di Susa, dove da anni si sta consumando una vera e propria battaglia – degenerata in guerriglia a causa della militarizzazione del luogo - per impedire la costruzione della linea ad alta capacità Torino-Lione.

Il ricercatore Fausto Carotenuto, già nel 2005, spiegava l’importanza della geografia sacra della Val Susa, definendola “un punto fondamentale degli equilibri energetici europei”, aggiungendo che “un chakra importantissimo è situato all’imbocco della Val Susa da cui si dipartono nodi o canali energetici che vanno a creare un asse importantissimo verso nord-ovest e verso sud-est”.

Carotenuto, quando ancora il vecchio tracciato del TAV sarebbe passato proprio in prossimità del monte Musinè, aveva messo in guardia la popolazione dal pericolo del “progetto mirante ad alterare antichi equilibri per renderli inutilizzabili a fini positivi: scavare una enorme galleria nelle viscere della montagna sacra, per sconvolgere il chakra [centro o vortice vitale] del Musinè, portando alla luce forze oscure e potenti dalle profondità della Terra”. Non solo, dunque, per la presenza di amianto e uranio nella Valle, ormai accertati da studi geologici che sono stati deliberatamente ignorati.

Attorno alla montagna del Musinè – considerata da alcuni una vera e propria “antenna” dimensionale - sono sorte, come abbiamo visto, numerose leggende che in tempi moderni hanno acquisito carattere “ufologico”, per i numerosi avvistamenti di globi luminosi e UFO nel luogo. La sua forma piramidale ha suscitato il dubbio che si possa trattare di una vera e propria antenna, un enorme pilastro che servirebbe a placare le energie “selvagge” sottostanti.

Una leggenda narra infatti che nelle viscere della montagna sia sepolto un drago. Il simbolismo del drago, come guardiano sovrannaturale delle potenti energie sotterranee o che dorme sepolto nelle profondità della terra, evoca le forze telluriche primigenie oscure che Michele Arcangelo o San Giorgio avrebbero annientato. L’allegoria è evidente: il drago che infesta o dorme nelle viscere della terra rappresenta una forza “interiore”, sotterranea, appunto, che se conquistata e diretta rende possibile la purificazione del luogo – nel processo alchemico allude alla catabasi e alla purificazione dell’adepto dai suoi istinti primigeni, animali – spingendo appunto indietro gli istinti selvaggi che ci legano alla materia. In questo senso il drago rappresenta l’avversario, un concetto collegabile nel cristianesimo al diavolo. Proprio per questo nell’iconografia degli edifici costruiti lungo la retta dedicata a San Michele ritroviamo innumerevoli raffigurazioni dell’Arcangelo che schiaccia il drago inteso come incarnazione del demonio. Per gli alchimisti uccidere il drago rappresentava l’operazione del Solve, della Soluzione della Grande Opera.

L’evidente simbolismo alchemico suggerisce che ci siano delle potenze oscure che non dovrebbero essere risvegliate. Per questo la Sacra dedicata a San Michele sorge come guardiana e custode delle forze infere di fronte al Musinè. Nell’antichità, infatti, le forze che si trovano lungo le ley lines venivano chiamate anche le forze del drago, intendendo che esse erano oscure, “selvagge”. Che, come il drago che secondo la leggenda dorme sotto il Musinè, non dovrebbero essere risvegliate. A questo servivano gli edifici costruiti lungo il tragitto delle ley lines: a tenere a bada queste forze, canalizzandole.

Il Musinè, secondo le leggende del luogo, come spiega Carotenuto, “è un luogo dalle energie fortissime, uno dei principali in Europa. Le forze spirituali del drago hanno conformato un sottosuolo pieno di energie enormi, selvagge, che si manifestano in conformazioni rocciose insolite e piene di materiali forti, nocivi se liberati”.

Da anni si parla, infatti, dell’amianto e dell’uranio contenuti nel sottosuolo e che verrebbero liberati in caso di trivellazioni. A distruggere queste linee di forze sarebbe inoltre l’amianto, elemento che ritroviamo nelle note strisce chimiche che vengono sparate nei nostri cieli…

Punto comune delle trivellazioni, bombardamenti chimici, guerre lungo queste linee di forza sembra essere l’intenzione deliberata di distruggere l’energia benefica che la terra sprigiona da questi punti nodali. Come se qualcuno, le “gerarchie nere”, stesse cercando di impedire il risveglio della popolazione, tenendo anzi sotto controllo l’attività spirituale delle comunità nelle zone interessate.

Per questo le guerre, distruzioni, terremoti – L’Aquila sorge proprio su una potentissima ley lines – aggressioni farmacologiche e alimentari, attività di terrorismo, scie chimiche avvengono lungo i cosiddetti luoghi sacri. Lungo questi canali sono sorti nell’antichità dolmen, menhir, cerchi di pietra, templi, cattedrali, piramidi, in modo da permettere un contatto tra l’uomo e le dimensioni spirituali.

E’ possibile dunque che le forze oscure stiano manipolando il potere politico, economico, per distruggere questi luoghi energetici e per ostacolare l’evoluzione spirituale dell’uomo spegnendo luoghi di iniziazione e di culto?

In questo senso scavare una galleria nelle viscere della montagna lungo una delle linee energetiche più forti al mondo significherebbe alterare e sconvolgere gli equilibri energetici del luogo.

Un tentativo di sferrare un colpo al cuore della geografia sacra europea. Non solo. Il nodo della Val di Susa si trova proprio a metà del tracciato dedicato a san Michele, guardiano delle forze infere. Distruggere il Centro, ovvero costruire un’opera imponente in questo nodo, comporterebbe la rottura dell’intera linea sacra. Sarebbe come togliere il “tappo” che per millenni ha tenuto a bada le energie selvagge del luogo e dell’Europa intera. Il tracciato, inoltre, unisce Lione a Torino, prolungandosi fino a Kiev. In questo modo si annienterebbe il triangolo magico “bianco” che ha come vertici Lione, Torino, Praga. Anzi. Risvegliare le forze oscure darebbe maggiore impulso all’altro triangolo magico, quello nero, che unisce ancora una volta Torino ma con Londra e San Francisco.

Anche per questo i valligiani si oppongono. Inconsciamente, ma si oppongono. Sentono che la loro terra non può essere toccata. Non deve essere violata.

Non solo per l’inutilità dell’opera, i miliardi a nostro carico che verranno inutilmente spesi, il rischio per la salute pubblica. C’è una motivazione più antica e sacra a questa ribellione che chi abita queste terre conosce o almeno intuisce.

Ognuno è libero di ridere di ciò. Di opporvisi. Di non crederci.

Oppure di comprendere umilmente che le energie che stiamo per risvegliare potrebbero comportare un danno enorme per tutti noi. Per la terra, per le generazioni a venire. Forse, a breve, per il destino di tutti noi.

 

L'articolo è di Enrica Perucchietti, che ha scritto esattamente ciò che pensiamo e condividiamo.