Guido (von) Keller

Personaggio scapigliato, appartenente ad una famiglia aristocratica milanese di origine elvetica, aviatore ed amico di Gabriele D'Annunzio partecipò all'impresa di Fiume nel 1919 (quegli uomini anticiparono la rivoluzione del 1968 e degli hippies, punks & co di parecchi anni). E soprattutto volò su Roma per lanciare in segno di dispregio un pitale ed un mazzo di carote su Montecitorio, accompagnati dalla scritta "Al Parlamento e al Governo che si regge con la menzogna e la paura, la tangibilità allegorica del Loro valore": fu l'unico legionario di giovane età autorizzato a dare del tu a D'Annunzio, con il quale aveva forti affinità caratteriali e condivideva uno spirito Libero. Nudista e professore del Libero amore, era solito dormire appollaiato sulla cima di un albero insieme ad un'aquila ammaestrata. Aderì poi al fascismo, anche se i fascisti non si fidarono mai di lui per le sue aspre critiche.

Un importante libro di Alberto Bertotto, 'L'uscocco fiumano. Guido Keller fra D'Annunzio e Marinetti' (Sassoscritto editore, Firenze), ripensa la storia di questo bizzarro personaggio che gli scatti in bianco e nero immortalano con capelli e barba perennemente arruffata, circondato da un alona di leggende per le sue imprese di armi e di sesso. Ma queste pagine danno anche una nuova lettura della storia italiana dal primo conflitto mondiale all'avvento del fascismo. Nessuno sentì mai Keller alzare la voce. Sul più bello di una discussione, quando stava per convincere l'interlocutore, ti lasciava senza concludere la sua vittoria dsialettica. Se mai sorrideva, era il sorriso di un fanciullo. Si portava sempre dietro un teschio gialliccio, recuperato non si sa dove.

Come pilota era sempre il primo a levarsi in volo e nella cabina di pilotaggio del suo aereo, aveva biscotti e un servizio da tè. Un vero e proprio dandy, con la sua genialità e le sue stranezze: quella di tenere con sé un asinello che batezzò 'Camillino', o quello di rimanere in silenzio quando aiutava le famiglie in difficoltà. I compagni lo avevano soprannominato Frate Francesco, ma lui girava nudo per il campo d'aviazione e alle brande delle caserme preferiva un albero o una grotta. Era un futurista, tanto eccentrico a terra quanto coraggioso nei cieli con il suo asso di picche. Controllava tutti i bulloncini del suo areo e non si separava mai da un'aquila delle Alpi Dinariche che aveva addestrato con certosina pazienza e chiamata come lui, Guido. Un giorno D'Annunzio, per scherzo, la fece rapire ma dovette restiturla subito a scanso di guai con il suo strano amico umano.