Crudismo orogenetico

Gli artifici che hanno permesso all’uomo di trasformare il proprio cibo possono essere suddivisi in cinque classi:

1.  La denaturazione meccanica: mescolamento, condimento, sovrapposizione, estrazione, triturazione, spremitura, frullatura, ecc.
2.  La denaturazione termica: cotture varie, essiccazione a caldo, congelamento, surgelazione, irradiazione, sterilizzazione dei terreni, riscaldamento dei fertilizzanti, ecc.
3.  La selezione artificiale, ed alcune tecniche di coltivazione o di allevamento.
4.  L’uso del latte animale e dei suoi derivati.
5.  La chimica: concimi, pesticidi, additivi, prodotti di sintesi, medicinali, ecc.

Diremo che un alimento è “originario” per una data specie se esso è compreso nella sua gamma alimentare naturale, e se non rientra in nessuna delle classi di artifici sopra indicate.

Per effetto della selezione naturale, ciascuna specie animale si adatta alle caratteristiche del proprio biotopo e, di conseguenza, agli alimenti che vi può consumare allo stato originario.
Un cambiamento nella natura, nella presentazione o nelle strutture chimiche degli alimenti disponibili può rendere necessario un nuovo processo di adattamento.

Il patrimonio genetico varia molto lentamente nel corso del tempo (è stato osservato un tasso di mutazione dell’1% su periodi di durata compresa tra un milione e un miliardo di anni).
Per quanto riguarda l’alimentazione umana, i primi rudimenti dell’arte culinaria risalgono al massimo a due milioni di anni fa (data della comparsa dei primi utensili), la padronanza del fuoco e quindi la cottura regolare risalgono forse a quattrocentomila anni fa, e la cucina propriamente detta, con l’uso dei cereali e del latte animale, a meno di diecimila anni fa. E’ il caso di chiedersi, quindi, per ciascun tipo di artificio culinario:

- se un adattamento genetico era necessario,
- se un tale adattamento era possibile,
- se esso ha avuto il tempo di realizzarsi.

Nell’ambito di un regime costituito esclusivamente di alimenti originari, si osserva la rimessa in funzione di un istinto alimentare estremamente preciso, che si esprime principalmente tramite delle modifiche delle percezioni olfattive e gustative.

L’esperienza permette, quindi, di enunciare la legge dell’istinto alimentare: tutti gli alimenti originari utili all’organismo sono attraenti per l’odorato e per il gusto.
Questa legge può essere dedotta direttamente dalle leggi dell’Evoluzione: un animale che, in natura, fosse spinto dai propri sensi a consumare delle piante tossiche o ad equilibrare male la propria alimentazione, si porrebbe in uno stato di inferiorità e si farebbe eliminare dalla selezione naturale. Devono, quindi, esistere nell’animale dei meccanismi che modificano la percezione olfattiva e gustativa in funzione dei deficit metabolici.
Questi meccanismi detti “alliestesici” si sono perfezionati nel corso dei tempi biologici, al pari di qualsiasi altra funzione vitale. Essi si ritrovano anche nell’uomo: le sensazioni di fame, di soddisfazione, di replezione e di disgusto costituiscono l’essenziale dell’istinto alimentare e sono programmati geneticamente come qualsiasi altro istinto.
Bisogna però considerare che l’evoluzione ha avuto luogo principalmente a contatto con gli alimenti originari: non bisogna meravigliarsi, quindi, che i meccanismi istintivi vengano dirottati da alimenti trasformati (non originari), ai quali la nostra genetica non ha avuto il tempo di adattarsi.
L’esistenza di una programmazione innata dell’istinto alimentare può essere verificata, per esempio, con i neonati, che sono in grado fin dai primi istanti di vita di selezionare e dosare correttamente il proprio cibo, prima di qualsiasi apprendimento.
Un alimento utile può diventare inutile o nocivo durante il suo consumo, non appena il bisogno dell’organismo risulta coperto: si osserva, infatti, che il suo sapore cambia bruscamente e che compaiono varie sensazioni sgradevoli che tendono a farlo respingere (sapore acido, acre, pungente, bruciante, amaro; consistenza aspra, secca, appiccicosa, ecc.), che costituiscono quello che noi chiamiamo l’arresto istintivo.

L’odorato e il gusto non sono dei sensi come gli altri: sono l’espressione dell’istinto alimentare, come mostrano le strutture neurofisiologiche del bulbo olfattivo e dell’ipotalamo, che permettono di controllare l’influsso nervoso trasmesso alla corteccia in funzione dello stato del metabolismo.
Via via che l’organismo si sbarazza dei sovraccarichi e delle perturbazioni metaboliche generate dall’alimentazione preparata, i vari richiami istintivi diventano sempre più chiari e intensi.
Si scoprono così i sapori originari degli alimenti della natura, nettamente più ricchi e gratificanti di quelli della gastronomia culinaria.
Dal punto di vista antropologico, l’arte culinaria può essere considerata come il risultato di una specie di corto circuito tra l’intelligenza e l’istinto: l’intelligenza, infatti, permette di trasformare gli alimenti naturali per ottenere piacere a volontà, ma questo non significa altro che trarre in inganno l’istinto. Il piacere acquisito con l’artificio, prendendo alla sprovvista la programmazione genetica del sistema nervoso, costituisce un illusione dei sensi.
Esso apporta un progressivo sovraccarico nell’organismo, che fa diminuire poco a poco il livello di godimento, e ciò è in contraddizione con lo scopo che si vuole raggiungere. Questo sovraccarico rende sgradevoli soprattutto gli alimenti originari (coi quali i meccanismi gustativi funzionano correttamente), tanto che ormai il piacere può essere ottenuto solo con gli alimenti cucinati: la cucina può, quindi, essere considerata come una specie di trappola nella quale l’umanità sarebbe caduta in seguito allo sviluppo dell’intelligenza concettuale.
Nella natura originaria, tutto ciò che è buono per il palato, lo è anche per il corpo, e tutto ciò che non è buono per il corpo, non lo è neanche per il palato. Basta lasciarsi andare alle attrazioni naturali, poiché il piacere porta a ciò che è giusto: è la legge del piacere, conseguenza immediata del funzionamento dell’istinto, il quale deriva esso stesso dalle leggi dell’evoluzione.
Con l’artificio culinario, si può rendere buono per il palato ciò che è cattivo per il corpo: il piacere, in questo caso, porta all’errore. Si avrà il bisogno, in questo modo, di stabilire delle regole e di intervenire tramite la volontà per limitare gli squilibri. E’ proprio quello che si osserva con tutti i disordini dovuti all’alimentazione ordinaria (obesità, malattie cardiovascolari, ecc.) e l’importanza che ormai rivestono la dietetica, i regimi alimentari, il digiuno, ecc.
E’ da notare che con l’alimento originario la golosità non esiste più: non possono esserci contemporaneamente piacere e nocività (se l’alimento è buono, è anche utile; se esso è nocivo, è anche sgradevole).
Prendendo in considerazione l’istinto alimentare si apporta una soluzione fondamentale al problema della dietetica. Invece di stimare i bisogni dell’ organismo dall’esterno (il che implica una diagnosi che rischierà di intoppare nella complessità del fenomeno nutrizionale e nella variabilità dei bisogni), è sufficiente obbedire al piacere olfattivo e gustativo e alla sensazione di benessere, espressioni dei meccanismi istintivi che manifestano direttamente i bisogni reali del corpo e le loro imprevedibili variazioni, talvolta in numero e in proporzioni sorprendenti.
E’ da notare che l’istintoterapia non è una dieta: non comporta alcuna costrizione né alcuna proibizione; essa consiste semplicemente nel sopprimere gli artifici capaci di eludere i meccanismi istintivi o di dare problemi di ordine metabolico.
Gli alimenti non originari introducono nell’organismo delle molecole che non esistono negli alimenti originari e alle quali gli enzimi programmati dal codice genetico non hanno motivo di essere adattati. Queste “molecole non originarie” possono risultare da reazioni chimiche inerenti alla preparazione culinaria, o essere apportate da alimenti che non facevano parte della gamma alimentare primitiva (come il latte animale). Alcune di esse non potranno essere metabolizzate normalmente e si accumuleranno nell’organismo, provocando una lenta intossicazione culinaria.
Le troveremo nelle masse circolanti (sangue, linfa), immagazzinate nei vacuoli cellulari o nelle zone interstiziali (amilosio), nell’adipe, o addirittura integrate alle strutture cellulari e tissulari (membrane, collagene, dentina, ecc.).
Gli studi attuali sul metabolismo non hanno ancora preso in considerazione queste molecole anormali, le cui trasformazioni costituiscono una specie di metabolismo paradossale, non previsto dal codice genetico, o “parabolismo”. Abbiamo però motivo di temere che una tale “intossicazione” culinaria possa provocare disturbi di funzionamento che costituiscono la causa parziale o totale di numerose malattie.
Si definirebbe, in questo modo, una “patologia molecolare” di origine alimentare.
Per provocare gravi disturbi possono bastare quantità piccolissime di sostanze parassite; per questo motivo non sarà necessariamente facile individuare queste molecole non originarie, implicate in tutti i meccanismi vitali.
Di fronte all’oscurità che regna in questo campo, è stato possibile rimediare alla mancanza di mezzi analitici ricorrendo all’ osservazione empirica e, in particolar modo, al senso dell’odorato. L’esperienza dimostra, infatti, che qualsiasi sostanza che abbandona l’ organismo emanando un odore anormale rivela l'esistenza di un processo patologico.
Tutta la medicina si è edificata senza tenere conto della presenza di sostanze parassite di origine culinaria nell’organismo. E’ opportuno, quindi, riconsiderare il significato delle malattie nel loro complesso in funzione di questo postulato, il quale dà una causa precisa all’ alterazione del Terreno.
In virtù del principio dell’omeostasi (la tendenza dell’organismo a ristabilire spontaneamente il proprio equilibrio e la propria integrità), ci si può aspettare che esistano dei processi destinati ad eliminare almeno una parte delle molecole non originarie. Tali processi si accompagnano a vari sintomi che la medicina, ignorando la presenza di molecole estranee di origine culinaria, scambia per sintomi morbosi. Bisogna, perciò, aspettarsi di trovare nel complesso delle malattie, un certo numero di “malattie utili” o processi di “detossinazione” (o ancora “ortopatie”), destinati in realtà a ristabilire la salute.
L’esperienza sembra mostrare che la maggior parte delle malattie dette infettive sono di per sé delle “ortopatie”.
E’ necessario, quindi, rimettere in discussione la concezione di virus e di batterio, che non potranno più essere considerati a priori come degli agenti patogeni. Il virus apporta alla cellula un frammento di DNA o di RNA, che sembra intervenire come una specie di complemento del programma genetico che le permette di eliminare varie classi di molecole non originarie.
Il batterio, invece, sembra essere utilizzato dall’organismo (che ne controlla perfettamente la moltiplicazione in condizioni alimentari adeguate) allo scopo di disporre, per “interposta persona”, di enzimi in grado di degradare certe molecole non originarie o i loro metaboliti, ai quali gli enzimi dell’organismo non sono adattati.
Abbiamo motivo di riconsiderare l’interpretazione medica di diversi fenomeni, il cui significato emerge in modo più chiaro partendo dal postulato della presenza di materie estranee nell’organismo. In particolar modo:
- Il catarro delle mucose, che permette di evacuare materie anormali con l’ espediente del muco.
- La diarrea o catarro intestinale, che mette a profitto l’importante superficie della mucosa intestinale.
- Le eruzioni, che fanno evacuare diverse materie sotto forma liquida o solida.
- L’infiammazione, uno degli effetti della quale è quello di permettere ai globuli bianchi di attraversare le pareti dilatate dei capillari per andare ad effettuare il lavoro di pulitura dei tessuti (diapedèsi).
- La febbre, che si può dire non si verifichi mai in organismi non inquinati da molecole estranee, delle quali può facilitare l’eliminazione.
- Gli ascessi, che si rivelano ugualmente in stretto rapporto con la presenza di disordine molecolare, come anche altre fuoriuscite di materie quali il sudore, gli essudati, il vomito, il cerume, ecc.… che possono espellere delle molecole indesiderate.
L’organismo dispone di un sistema di difesa destinato a riconoscere e a distruggere le cellule e le molecole estranee, chiamato sistema immunitario, i cui agenti principali sono i globuli bianchi. Questo sistema, indispensabile al mantenimento dell’integrità dell’organismo, è esso stesso adattato geneticamente, in primo luogo, agli elementi estranei che poteva fornire l’ambiente originario.
Non è, quindi, necessariamente in grado di reagire correttamente di fronte a delle molecole non originarie.
Se il sistema immunitario è sollecitato troppo regolarmente da un qualsiasi tipo di molecole estranee (es. vaccini) , o antigeni alimentari, può entrare in uno stato di tolleranza immunitaria.
Pertanto, l’organismo si lascerà invadere da tali molecole estranee e dai loro derivati, che andranno a minare il terreno in profondità, introducendosi nelle cellule, fissandosi sulle membrane, ecc..
Se compare, allora, accidentalmente, una cellula cancerosa, può accadere che le molecole della sua membrana che dovrebbero essere riconosciute dal sistema immunitario, entrino per caso nella classe delle molecole tollerate, dimodoche la cellula non sarà né riconosciuta né distrutta e darà origine ad un cancro.
Questa teoria permette, allo stesso tempo, di spiegare le allergie: quando i tessuti avranno lasciato accumulare molecole estranee di origine alimentare, basterà un fattore apparentemente insignificante (un granello di polline, di polvere, un farmaco, ecc.) per provocare una uscita dalla tolleranza più o meno estesa, che si manifesterà con un’infiammazione sproporzionata.

 

La presenza di molecole estranee di origine alimentare, accumulatesi col favore di uno stato di tolleranza, apporta uno schema esplicativo fondamentale per le malattie dette autoimmuni: non appena il sistema immunitario riuscirà ad uscire dalla tolleranza, distruggerà le cellule contrassegnate da tali antigeni alimentari, come se si trattasse di cellule estranee.
Si spiegano così non solo l’arteriosclerosi, causa principale di mortalità, e le malattie autoimmuni come la poliartrite reumatoide, il lupus eritematoso disseminato…, ma anche l’invecchiamento prematuro degli organi e la diminuzione della longevità.
In linea di massima, la salute non sarà più caratterizzata dall’assenza di malattie, ma, al contrario, dalla capacità dell’organismo di reagire contro le materie estranee, cioè, quindi, dalla presenza di “malattie utili” fintantoché durerà la "detossinazione".
Grazie alla regolazione istintiva delle razioni alimentari, i sintomi resteranno insignificanti (organi "silenziosi") o perlomeno senza gravità (reversibilità).
L’esperienza mostra che la "detossificazione" si effettua ad una velocità che è dello stesso ordine di quella dell’intossicazione.
Il miglioramento dello stato generale, o la scomparsa dei sintomi in caso di malattia, cominciano non appena il tasso d’intossicazione passa al disotto di certe soglie critiche. Ne consegue che le “malattie utili” guariscono spesso in qualche giorno, mentre i processi di "detossificazione" si protraggono (sotto forma frusta se il bilanciamento alimentare è corretto) fino alla completa evacuazione delle materie estranee.
Le malattie vere necessitano di più tempo, ma guariscono il più sovente relativamente in fretta, man mano che l’organismo ripara i danni, sempre che questi siano reversibili.
Si verificano anche significativi miglioramenti con le malattie genetiche, dato che, se non ci sono disordini molecolari, l’organismo può controllare più facilmente le proprie funzioni vitali.
Una perdita di peso rivelerà l’eliminazione delle materie estranee o, se si commettono errori, una perdita di materie utili (riserve, citolisi, disidratazione). Il passaggio all’istintoterapia si accompagna generalmente a un calo di peso dovuto alla diminuzione della ritenzione idrica causata dal sale da cucina (circa un chilogrammo) e all’evacuazione di sostanze indesiderabili accumulatesi sotto l’effetto dell’alimentazione anteriore.
Successivamente si assiste alla costituzione di una muscolatura migliore, con netti segni di ringiovanimento.
Le molecole anormali presenti nel sangue possono, allo stesso modo, perturbare il funzionamento dei neuroni e delle sinapsi, sia inibendole che aumentandone l’eccitabilità. Gli influssi nervosi, anormalmente amplificati, potranno generare stati di inibizione o di auto-eccitazione, che modificano l’equilibrio psichico in tutte le sue componenti e a tutti i livelli, dalla semplice tendenza ossessiva fino alla schizofrenia.
Con l’istintoterapia, in effetti, si constata una progressiva diminuzione dello stato di angoscia, di stress, di aggressività, come pure la scomparsa delle insonnie, dei sogni agitati, dei tic, ecc..
In particolare, l’istinto sessuale non è più parassitato da alcuna eccitazione endogena e tende a riprendere spontaneamente la sua funzione originaria, cioè quella di favorire lo scambio e l’accrescimento delle sottili energie coinvolte nello sviluppo della dimensione metapsichica dell’essere.
Queste osservazioni inducono a riconsiderare il complesso della psicanalisi e della questione dell’amore in rapporto con l’extrasensoriale e lo spirituale, allo scopo di ristabilire l’unità primordiale tra corpo e spirito.
Criteri di funzionamento naturale dell’organismo - vedi: CRUDISMO

I seguenti criteri permettono di riconoscere nel lungo periodo la pratica corretta dell’istintoterapia:
- Benessere generale, buonumore, distensione nervosa.
- Assenza di qualsiasi disturbo digestivo, scomparsa del vuoto allo stomaco, di nausea, pesantezza, eruttazioni, acidità, lingua patinata, ecc..
- Assenza di sudore, di essudati, di seborrea, di capelli grassi, ecc.
- Odori corporei al minimo (alito, ascelle, piedi, genitali, urina, feci, ecc.).
- Evacuazioni agevoli (da una a due deiezioni al giorno, molli, non appiccicose).
- Addormentamento facile, sonno profondo, risveglio leggero.
- Piacere intenso durante i pasti, assenza di qualsiasi sentimento di frustrazione.
- Sete moderata, sapore gradevole dell’acqua, niente bocca secca né retrogusti che tendono a rimanere tra un pasto e l’altro.
- Scomparsa dell’umidità delle mani e dei piedi.
- Scomparsa dell’eccessiva sensibilità al freddo, mani o piedi freddi.
- Miglioramento della pelle, riduzione delle formazioni cornee in eccesso, screpolature, calli, peli antiestetici, cheratosi, rughe, acne, ecc..
- Eliminazione del grasso superfluo e costituzione di una muscolatura ben modellata.
- Diminuzione delle emorragie, delle ecchimosi.
- Rallentamento del battito cardiaco, normalizzazione della pressione arteriosa e del tasso di colesterolo.
- Sopportazione dello sforzo, diminuzione dell’affanno e migliore resistenza all’apnea.
- Normalizzazione delle funzioni sessuali e delle mestruazioni.
- Normalizzazione dei processi infiammatori, scomparsa di emicranie, angine, dolori dentari, sinusiti, colpi di sole, ecc..
- Resistenza alle infezioni. In caso di ferita, taglio, frattura, ecc. cicatrizzazione rapida e senza infiammazione né dolore.
- Scomparsa delle emorroidi e delle varici.
- Resistenza ai parassiti o loro rapida eliminazione (ascaridi, ossiuri, tenie, amebe, toxoplasmosi, malaria, ecc.).
- In caso di influenza o altre malattie virali, assenza quasi totale dei sintomi ordinari (forma frusta o silenziosa).
- Scomparsa delle allergie, febbre da fieno, orticaria, eczema, asma, ecc.
- Miglioramento o guarigione spontanea di numerose malattie, comprese quelle neoplastiche, allergiche e autoimmuni.
- Scomparsa del nervosismo, dello stress, delle angosce, dell’irritabilità, della timidezza, della tremarella, delle palpitazioni, delle vertigini, dei sogni disordinati, dei crampi, ecc..
- Aumento della capacità di concentrazione, rapidità, memoria, riflessi, intuizione, creatività, ecc..

N.B. Il controllo da parte del medico resta comunque opportuno, se non addirittura indispensabile in caso di processo patologico.

La pratica dell’istintoterapia è compatibile con la maggior parte dei trattamenti medici.
Non c’è alcun motivo di abbandonare un trattamento in corso prima di correggere l’alimentazione; per prima cosa bisogna correggere l’alimentazione, poi, in seguito, volendo si potrà cessare i trattamenti che saranno diventati inutili, con l’accordo del medico curante.

La lettura può avervi dato l’impressione che la pratica dell’istintoterapia sia una cosa facile. Mangiare in modo naturale e seguire il proprio piacere, cosa c’è di più semplice e spontaneo !
L’esperienza ci mostra, invece, che la rimessa in funzione dell’istinto alimentare necessita di un certo numero di precauzioni e di regole che non si possono improvvisare dall’oggi al domani.
I pionieri dell’istintonutrizione hanno essi stessi brancolato per anni prima di capire e padroneggiare i principali meccanismi che intervengono nella regolazione nutrizionale.
Non bisogna dimenticare che tutti noi abbiamo abituato fin dalla più tenera infanzia il nostro corpo e il nostro tubo digerente, ad alimenti denaturati, con i quali i fenomeni all’estesici non si verificano: il sapore di un biberon di latte zuccherato o di una pappa ai cereali non cambia in modo significativo nel corso della consumazione.
Questo significa che noi abbiamo fissato negli strati più profondi della nostra psiche l’immagine di un corpo senza istinto alimentare!
Rimane il senso del disgusto; tuttavia, i prodotti che sembrano più ripugnanti possono essere sia quelli più attivi per la "detossificazione" dell’organismo, che quelli che arrecherebbero un danno.
La distinzione non è facile da fare, è impossibile sapere a priori se un disturbo che si osserva derivi da un errore di pratica o da una reazione di "detossificazione" voluta dal corpo.
Quasi quarant’anni di esperienza ci hanno mostrato che è pericoloso lanciarsi in una pratica alimentare così radicalmente diversa senza una sufficiente preparazione e un adeguato inquadramento.
Non si scherza con il crudo!: i primi passi nell’istintoterapia non devono essere fatti da soli. Fidarsi dell’istinto è una cosa meravigliosa, sempre che però l’istinto non sia messo fuori uso da una causa qualsiasi, anche una sola, altrimenti è la rovina totale.
E’ quindi indispensabile saper riconoscere ed evitare tutte le cause che possono falsare il funzionamento dell’istinto. Questo presuppone una sufficiente formazione teorica e pratica.
Nei primi tempi bisogna essere guidati, sostenuti e consigliati da una persona che abbia un'adeguata esperienza, e bisogna creare intorno a sé l’ambiente adeguato.

Scoprite il vostro istinto!
Invece di imbarcarvi subito in una pratica rischiosa, vi propongo un piccolo esercizio per niente difficile che vi convincerà, per cominciare, dell’ esistenza più che reale dell’alliestesia gustativa nel vostro palato (alliestesia = cambiamento di gusto).

1) Comprate un chilo di frutta a vostra scelta tra ananas, kiwi, fragole e fichi, scegliendo il frutto con l’odore che vi sembrerà più gradevole e che vi stimolerà maggiormente la salivazione (attenzione: non fatevi ingannare dalla forza o dalla debolezza dell’odore: è la qualità dell’ odore che conta).
Scegliete frutta matura e, se possibile, di coltivazione biologica.
2) Pasto precedente (a cena): non cambiate niente del vostro menu abituale, ma non forzate le razioni: alzatevi da tavola con ancora un po’ di fame (e non ingerite più niente fino al “test all’estesico” del giorno successivo).
3) A colazione, o ancora meglio a pranzo (saltando la colazione): mettete in tavola il chilo di frutta che avete comprato, senza nessuna preparazione.
4) Mangiate alcuni bocconi di questo frutto, masticando sufficientemente, con calma, senza interrompere l’operazione per distrarsi o mangiare qualcos’altro.
5) Osservate cosa succede a livello del vostro palato e del vostro stomaco.

Ad un certo punto si presenteranno due possibilità:
- o sentirete nascere un’impressione di pienezza nel vostro stomaco (replezione), e non potrete andare fino in fondo col vostro esperimento;
- oppure constaterete che il gusto del frutto cambia bruscamente, dopo un certo numero di bocconi; il sapore dolce e fruttato diventa sgradevole: scipito, acido, amaro, acre, aspro, ecc.
In teoria, in tutti e due i casi dovreste sputare immediatamente il boccone che state masticando e terminare il pasto.
6) Continuate, invece, con qualche altro boccone: sentirete questa componente sgradevole intensificarsi, al punto tale da infiammarvi la bocca.
Non sarà molto gradevole, ma almeno vi sarete convinti che l’all’estesia gustativa è una realtà concreta !
Non andate però oltre, altrimenti rischiate di conservare la sensazione di bruciore e di non poter mandar giù più niente per tutto il giorno !

Può accadere che il frutto che avete scelto vi sembri sgradevole o addirittura insopportabile fin dal primo boccone. Questo può significare che i bisogni del vostro organismo sono cambiati dal momento in cui avete scelto il frutto durante l’acquisto, o che non siete più in grado di digerirlo, o che, ancora più probabile, l’avete scelto con gli occhi, con le mani, con la testa, col cuore o col portafogli, insomma, con tutto tranne che con l’odorato.
Precisiamo che la pratica dell’istintoterapia non ha niente a che fare con questo primo esperimento, che consiste nel far comparire la massima avversione al fine di esplorare i meccanismi dell’istinto.
La pratica dell’istintoterapia, al contrario, consiste nel far comparire il massimo piacere, poiché il piacere segnala il richiamo istintivo e il massimo richiamo corrisponde all’alimento più adatto al bisogno, quindi anche alla massima salute e al massimo benessere !

 

Fonte: www.aerrepici.org