Arne Naess, il filosofo dell’ecologia profonda

Riferire tutti i giudizi di valore all’umanità è una forma di antropocentrismo filosoficamente indifendibile.

 

Il 12 gennaio 2009 Arne Naess si è spento a Oslo, all’età di quasi 97 anni.

Arne Dekke Eide Næss è considerato il più grande filosofo norvegese del ventesimo secolo: la sua formazione giovanile si è basata soprattutto su pensatori come Spinoza e Gandhi, oltre che sulla filosofia buddhista. È generalmente riconosciuto come il fondatore dell’ecologia profonda. È stato nominato professore della cattedra di filosofia all’Università di Oslo all’età di 27 anni.

Naess è stato anche un alpinista di fama e nel 1950 ha guidato la prima ascensione al Tirich Mir (7708 m), nella catena dell’Hindu Kush. Il suo rifugio più noto è sempre stato quello di Tvergastein cui era particolarmente affezionato, tanto che la sua filosofia è spesso chiamata “Ecosofia T” proprio dall’iniziale di quel rifugio, situato nel Sud della Norvegia.

La sua “messa in pratica” dell’ecologia profonda era quella che lui chiamava friluftsliv, traducibile più o meno come “vita all’aria aperta”.

L’atto di origine dell’ecologia profonda è considerato il suo articolo “The Shallow and the Deep, Long-Range Ecology Movement” pubblicato su Inquiry n. 16 del 1973 e basato su una sua conferenza del 1972. In realtà, come filosofia di fondo e di comportamento, l’ecologia profonda era ben nota agli sciamani Hopi o Lakota, ad altre culture native o ad alcune filosofie di origine asiatica, ma Naess è stato il primo a definirla in termini scientifico-filosofici occidentali. In quell’articolo diventato famoso, Naess distingue fra un’ecologia “superficiale”, che si batte per la conservazione della natura, che però rimane risorsa al servizio dell’uomo, e un’ecologia “profonda”, che sostiene il valore intrinseco delle realtà naturali. Se tutto ciò che esiste è interrelato, se cioè “tutto dipende da tutto”, l’essere umano non è più separato dal mondo naturale ma ne è solo una parte, che interagisce con le altre e verso le quali deve assumere un atteggiamento empatico.

Naess definì il movimento dell’ecologia superficiale, molto più diffuso di quello dell’ecologia profonda, come “la battaglia contro l’inquinamento e l’esaurimento delle risorse, che farà spostare gli umani verso le nazioni cosiddette sviluppate”. L’approccio di superficie dà per scontata la fede nell’ottimismo tecnologico, nella crescita economica, nello sfruttamento basato sulla scienza e nella continuazione delle attuali società industriali. Naess così si esprime: “I sostenitori dell’ecologia di superficie pensano di poter modificare le relazioni dell’uomo con la Natura all’interno della struttura della società oggi esistente”.

“La maggior forza trainante del movimento dell’Ecologia Profonda – scrive Naess – se paragonato a tutta la restante parte del movimento ecologista, è l’identificazione e la solidarietà con tutta la Vita”. Il primato del mondo naturale è considerato “un’intuizione” e non un derivato filosofico o logico. In linea di principio, ogni essere vivente ha diritto ad una vita libera, autonoma e dignitosa. Per Naess vanno compresi fra gli esseri senzienti gli organismi individuali, gli ecosistemi, le montagne, i fiumi e la Terra stessa.

Il libro di Rachel Carson “Primavera Silenziosa” (1962) lo aveva colpito profondamente. Gli esseri viventi, pensava Arne Naess, hanno un valore in sé. Come gli uccelli delle sempre più silenziose campagne americane, hanno bisogno di essere protetti dall’invadenza di miliardi di umani. Bisogna cercare una nuova armonia ecologica tra gli esseri viventi che abitano il pianeta Terra. Questo rinnovato equilibrio passa a livello teorico attraverso la rinuncia a qualunque forma di antropocentrismo: il diritto alla vita di ogni essere vivente è assoluto e non dipende dalla maggiore o minore vicinanza alla nostra specie. A livello pratico il nuovo equilibrio ecologico passa attraverso la riduzione della popolazione umana, l’uso di tecnologie a basso impatto ambientale e la mancanza di interferenza umana in moltissimi ecosistemi.

Il pensiero di Arne Naess è senza dubbio assai radicale ed intriso di pessimismo sulla capacità umana di realizzare l’armonia ecologica da lui teorizzata. Tuttavia è certo che egli ha contribuito molto ad una cultura ambientale più consapevole.

È autore di circa cinquanta libri ed un numero enorme di articoli: il libro principale tradotto in italiano ha come titolo Ecosofia. Ecologia, società e stili di vita (Ed. RED, 1994). Fra gli altri libri possiamo citare Freedom, Emotion and self-subsistence (1975), Ecology, community and lifestyle (1989), Life’s philosophy: reason and feeling in a deeper world (2002).

Un panorama completo degli scritti di Naess si trova nell’opera in dieci volumi “The Selected Works of Arne Naess” pubblicato nel 2005 da Springer (ISBN: 978-1-4020-3727-6).

Il grande merito dell’ecologia profonda è quello di spostare la coscienza da centrata-sull’umano a centrata-sulla-Terra e di dirci quali dovrebbero essere le relazioni con il mondo naturale nel 21° secolo.

Questo è veramente un grande risultato della vita e dell’opera del filosofo norvegese. Infine il significato dell’opera di Naess è stato anche quello di presentarci una via verso il ritrovamento di una relazione pre-industriale, animistica e spirituale con la Terra, con il rispetto verso tutte le specie e non solo la specie umana. Questo è il messaggio di cui ha bisogno il nostro tempo, che la Terra non è soltanto una “risorsa” per l’umanità, qualcosa che deve essere sfruttato commercialmente.

Purtroppo i personaggi più noti del movimento ecologista non hanno mai nominato pubblicamente l’ecologia profonda, né parlato della sua grande importanza: non è per caso, dato che i suoi principi comporterebbero modifiche considerate troppo drastiche alla società e soprattutto al sistema economico.

Gli otto principi dell’ecologia profonda.

1. Il ben-essere e il fiorire della Terra vivente e delle sue innumerevoli parti organiche/inorganiche hanno un valore in sé.

2. La ricchezza e la diversità degli ecosistemi della Terra, come pure delle forme organiche che alimentano e sostengono, contribuiscono alla realizzazione di questi valori e sono anche valori in sé.

3. Gli umani non hanno alcun diritto di ridurre la diversità degli ecosistemi della Terra ed i loro costituenti vitali, organici ed inorganici.

4. Il fiorire della vita e della cultura umane è compatibile con una sostanziale riduzione della popolazione umana. Il fiorire creativo della Terra e delle sue innumerevoli parti richiede come necessaria tale diminuzione.

5. L’attuale interferenza umana con il mondo non-umano è eccessiva, e la situazione sta peggiorando rapidamente.

6. Si devono cambiare le politiche attuali. Tale cambiamento riguarda i fondamenti dell’economia e le strutture tecnologiche e ideologiche.

7. Il cambiamento ideologico è principalmente quello di apprezzare la qualità della vita piuttosto che aderire all’illusione di un tenore di vita sempre più alto.

8. Coloro che sottoscrivono i punti sopra elencati prendono l’impegno di partecipare ai tentativi di implementare le necessarie modifiche.

 

Fonte: Guido Dalla Casa