"I CIGNI DEL SOLE"

Danilo Lazzarini


“Un altro romanzo storico? Se ne sentiva proprio il bisogno?”. Un ipotetico lettore che, rovistando tra gli scaffali di una libreria, si imbattesse in questo volume potrebbe (con ragione, visto l’andazzo degli ultimi anni) farsi queste due semplici domandine. Ricevendo però un’unica risposta, valida per entrambe: “no”.
“No”, perché i romanzi cosiddetti storici - anche se meriterebbero piuttosto la categoria dei “pseudo-storici” quando non quella di “fanta-storici”- ormai impazzano non soltanto in libreria, ma anche su riviste specializzate e non e naturalmente da queste trame si sono sviluppati filmoni che ingrassano le produzioni cinematografiche americane, danneggiando quasi sempre la realtà storica e la serietà dei registi che si avventurano in queste facili pantomime, che fanno presa sulle masse ormai disaffezionate alla lettura e all’approfondimento in generale.
“No”, perché questo volume che tenete fra le mani non è appunto un “romanzo storico” secondo il significato che viene attribuito oggi alle cosiddette “fiction”. Non troverete in questo dettagliato racconto della vita di un Veneto, ambientata in epoca romana, il “politicamente corretto” che viene propalato al volgo volutamente e scientemente da autori e scrittori e registi e saggisti e tuttologi.
Niente di tutto questo. Un esempio?
“Cartagine ha degli altri valori rispetto alla concezione della vita e del mondo; per la Venetia come per Roma, la guerra è fondata sull’irrinunciabile valore di Fides e si basa su norme precise, le quali, alla presenza di un iustus hostis, come Annibale malgrado tutto sembra, non ammettono digressioni”.
Qui si parla di valori e di guerra legati a concetti oggi desueti e derisi come “Fides”, per di più con la effe maiuscola! Si parla di “nemici giusti”, di rispetto dell’avversario anche se esso va inevitabilmente combattuto. E ancora, uno struggente amore per le radici dei popoli che, come diceva Tolkien, sono talmente profonde da non poter mai gelare:
“Ci fu un tempo, circa quindici secoli fa, che i veneti governavano un impero che arrivava fino alla penisola sul mare occidentale della Gallia e sulla grande isola a settentrione. Ad oriente e a settentrione si arrivava confinare con i Germani alle foci del Vistola che sfocia nel golfo del mare freddo(…). Per secoli l’impero si resse sulle nostre leggi: una nazione, un popolo, una lingua, che tra l’atro, era quella parlata dai padri antichi(…).Poi qualcosa successe, altri popoli dalla pelle chiara divisi in innumerevoli tribù facenti parte della medesima stirpe ma che attribuirono a se stessi nomi diversi, ad esempio Celti piuttosto che Germani e che in quei tempi lontani si trovavano ai confini settentrionali ed orientali del nostro impero, attratti dalla luce della Venetia arrivarono prima come alleati e poi come nemici.Dapprima si cercò la mediazione poi si passo all’uso delle armi…fu inutile, un tempo era finito ed un altro stava sorgendo, ma la Venetia doveva sopravvivere comunque”.
La Venetia doveva sopravvivere comunque! Questa frase, così semplice nella sua declinazione, è così distante dal comun sentire di oggi, in cui concetti quali onore, fedeltà, coraggio sono sacrificati sull’altare del profitto, del quieto vivere, del disimpegno. Perché questo viene propagandato dagli organi di informazione e dagli spettacoli di intrattenimento visivo e musicale. Salvo poi chiedersi il perché stupefatto di tanto malessere interiore, dello spaventoso consumo di cocaina in tutte le classi sociali, dello stordimento ricercato ossessivamente nell’alcol, nelle finte trasgressioni, nel disordine psichico che nelle cosiddette “società avanzate” portano una persona su due a far uso di psicofarmaci per poter resistere.
Leggere “I cigni del Sole” significa respirare aria pulita, anche se aspra. Significa riappropriarci del nostro passato, anche per chi non è veneto come Farfalla, ma è ugualmente fiero di dirsi lombardo, ligure, piemontese…
“Noi siamo i Cigni del Sole, siamo i custodi della Venetia”. I tempi attuali, che vedono la nostra Europa dibattersi tra crisi di senso, vuoto ideologico e minacce esterne, avrebbe bisogno di ritrovare la fierezza dei “Cigni del Sole”, per attendere nella notte buia che stiamo attraversando il roseo e mistico baluginio dell’alba di una nuova era.