Legionari a Fiume

I legionari occupano Fiume
E' l'agosto del 1919: i granatieri italiani sono stati costretti a lasciare Fiume in seguito alle pressioni internazionali. Provvisoriamente si acquartierano a Ronchi, a 40 chilometri da Trieste, verso Monfalcone.
Ronchi è la città delle coincidenze storiche: vi era stato arrestato Oberdan dalla polizia austriaca nel 1882, vi era stato ricoverato il bersagliere Benito Mussolini ferito gravemente e adesso sta per diventare il luogo di partenza dell'impresa fiumana.
Non appena sistemati a Ronchi, un gruppo di ufficiali granatieri decide di firmare un patto giurato per liberare Fiume e annetterla all'Italia col motto: O Fiume, o morte! Il capo del gruppo, un tenente, si chiama Riccardo Frassetto. Si rivolge prima a Peppino Garibaldi, nipote dell'eroe dei due mondi, per convincerlo a mettersi alla testa dei granatieri. Poi va da Mussolini, ma nessuno dei due risponde positivamente. Si rivolge allora a D'Annunzio. E Voi non fate nulla per Fiume? gli chiede Frassetto. Ma D'Annunzio non è convinto e prende tempo. Si mette in contatto con due esponenti fiumani accesi nazionalisti, Susmel e Host-Venturi, ma tentenna. Allora Frassetto va a trovarlo a Venezia e lo convince. Decidono di partire l'11 settembre.
Il 10 sera però D'Annunzio ha la febbre alta. Ma non importa, partirà lo stesso. Scrive due lettere, una alla sua donna e l'altra a Mussolini in cui dichiara: Mio caro compagno, il dado è tratto. Che il Dio dell'Italia ci assista. Alle 13 e 30 dell'11 settembre il Comandante, come ora viene chiamato da tutti, con la divisa di tenente colonnello dei lancieri di Novara, lascia Venezia. A Mestre lo attende un autista con una FIAT 4. Ci sono anche Guido Keller e il tenente Frassetta. La mattina seguente, dopo vari contrattempi, il gruppetto parte con 153 granatieri guidati dal maggiore Reina, con i fucili nascosti e i baveri alzati per non far vedere le mostrine, alla volta di Fiume.
A Castelnuovo d'Istria ci sono i bersaglieri con le forze interalleate. I bersaglieri si uniscono ai granatieri e a mano a mano che ci si avvicina a Fiume la colonna si ingrossa. Arrivano infatti anche gli arditi. Il generale Pittaluga che comanda le truppe italiane di stanza a Fiume va incontro a D'Annunzio per fermarlo: gli spiega quali sono gli ordini e gli intima di tornare indietro. D'Annunzio si batte sul petto e declama: Generale, sì, faccia tirare qui! Pittaluga certo non se la sente e lo lascia passare. Una delle autoblinde si lancia contro la barra di confine a Contrida, la spezza e tutta la colonna entra.
Alle 11 e 45 D'Annunzio entra a Fiume col popolo della città in delirio. La città viene occupata in due momenti: prima entrano i legionari e i granatieri rimangono fuori città per controllare eventuali reazioni delle truppe interalleate. Intanto le truppe francesi ed inglesi di stanza in città vengono fatte ripartire immediatamente.
Alle 6 di sera del 12 settembre D'Annunzio prende possesso del Palazzo del Governatore per annunciare l'annessione di Fiume all'Italia. Il discorso dal balcone sarà ripetuto centinaia di volte nei mesi della presenza di D'Annunzio in città e sarà un modello di comunicazione poi usato dal Fascismo. Nel mondo folle e vile, Fiume è l'esempio della libertà! con queste parole inizia il discorso di D'Annunzio alla folla.
Nitti, l'allora Presidente del Consiglio, da Roma cerca di fermare D'Annunzio con la fame, conducendo un blocco: nulla dovrà entrare o uscire da Fiume e aspetta che la situazione degeneri da sola.

Guido Keller
A Fiume le feste e le parate sono quasi quotidiane, sono un teatro politico all'aperto. I cittadini e i legionari sono contemporaneamente attori e pubblico. D'Annunzio non potrebbe tenere alto e continuo l'entusiasmo dei fiumani, se le manifestazioni non coinvolgessero sempre i cittadini. In fondo è il meccanismo base della modernità totalitaria: il capo sa che deve coinvolgere il popolo, il pubblico, in una mobilitazione politica e spirituale costante. In realtà poi succede che D'Annunzio deve frenare quelli che vorrebbero essere ancora più intransigentemente protagonisti, come i due legionari che vogliono andare a Roma ad ammazzare Nitti. Un altro irrequieto è Guido Keller. Durante la guerra è stato un asso dell'aviazione italiana del gruppo Baracca. Segue da subito D'Annunzio, è quello che permette la riuscita dell'impresa fiumana andando a sequestrare, non si sa ancora come, gli autocarri che hanno portato i granatieri da Ronchi a Fiume. A Fiume si è autodefinito Segretario d'azione del Comandante. Spirito ironico, durante la guerra ha fondato la Società degli Amici del Pelo: con i suoi amici si rasava a zero la testa e poi gettava i capelli tagliati dall'aereo, come un rito. Ama passeggiare nudo sulla spiaggia e quando è stanco se ne va in campagna attorno a Fiume dove dorme in un enorme pagliaio, all'aria aperta, sempre nudo, mangiando frutta e noci raccolti dagli alberi vicini.

Grande amico di Comisso e di Cabruna, Keller rimane famoso per le su beffe: con gli amici riesce ad intercettare le linee telegrafiche tra Jugoslavia ed Italia, procurando al Comandante preziose notizie militari. Partito per un volo di ricognizione, torna con un asinello legato al carrello dell'aereo: il motore dell'aereo si era fermato in territorio jugoslavo e Keller lo aveva riparato velocemente; aveva incontrato un somaro, gli era piaciuto e aveva deciso di portarlo in regalo a D'Annunzio.

Henry Furst, detto “il Cardinale”, o “l’ultimo Don Chisciotte”, nacque a New York l’11 ottobre 1893. Personaggio colto ed eclettico studiò in America, a Ginevra, Berlino, Oxford. Nel 1916 venne in Italia, studiò diritto a Roma e letteratura a Padova, dove si laureò con la tesi La Farsaglia di Lucano e la sua influenza nella letteratura europea.Fu segretario del regista Gordon Craig, consulente politico di Gabriele d’Annunzio, con cui partecipò all’impresa di Fiume. Fu critico letterario, giornalista, traduttore, scrittore, regista teatrale e divulgatore storico statunitense. Conobbe e scrisse in inglese, francese, italiano, tedesco, danese, spagnolo, latino, greco e arabo. Intellettuale politico antifascista durante il ventennio e nostalgico dopo la caduta del fascismo, fu ministro della Reggenza Italiana del Carnaro nel 1919 quando ebbe il merito di convincere il reggente Gabriele d’Annunzioa riconoscere la Repubblica d’Irlanda prima della Gran Bretagna. Corrispondente dall’Italia della rivista The New York Times Book’s Review negli anni Trenta del Novecento e collaboratore del periodico longanesiano L’Italiano, nel 1946 assieme ad Indro Montanelli e Giovanni Ansaldo, aiutò Leo Longanesi a fondare l’omonima sua casa editrice ed in seguito collaborò ai periodici dell’amico Il Libraio e Il Borghese. Henry Furst sposò Orsola Nemivalle 11 del 22 aprile 1967, contemporaneamente alla nascita di tre gattini alla Baruffa. Un uomo geniale, bizzarro e trasgressivo scrittore americano, di quasi  dieci anni più vecchio di lei, quasi un metro più alto di lei. E fu un connubio singolare, per molti aspetti straordinario. Vissero in molte località (Genova, Recco, Cervo Ligure, Roma, La Spezia), in grandi case piene zeppe di libri e di gatti, sempre con ampi giardini: a tutto sovrintendeva con fermezza Orsola. Pochi mesi dopo il matrimonio, il 15 agosto 1967, Enrico morì e venne seppellito nel cimitero della Spezia, nella stessa tomba dove verrà seppellita Orsola l’11 giugno 1985 (a Torre Mondovì, nella sede del Bardo, abbiamo una medaglia e la sua ultima macchina da scrivere, archivio di famiglia, oltre naturalmente ad alcuni dei suoi libri).

L'Unione Yoga
Agli inizi del 1920 si costituisce a Fiume l'Unione Yoga detta l'Unione di spiriti liberi tendenti alla perfezione. 'E formata da un gruppo di legionari, tra cui Guido Keller, Giovanni Comisso e Mino Somenzi, pittore, scultore e giornalista aeronautico. Costituiscono un gruppo che pur prendendo il nome dall'antica forma di ascetismo indiano, in realtà riecheggia le teorie futuriste più estreme, quelle che propugnano la fusione fra arte e vita con nessuna relazione con la dottrina indiana.

Si collocano contro la borghesia, contro le strutture istituzionali, con l'aggiunta di teorie dal superomismo dannunziano. Si riuniscono sotto un vecchio fico nella piazzetta davanti alla loro sede e passano il tempo in interminabili discusioni coinvolgendo anche i passanti. Le discussioni vertono sul libero amore, sull'abolizione del denaro, sulla caratteristica dell'uomo di governo, sull'abbellimento della città, ecc. Fondamentale è l'uso politico dell'ironia; si realizzano forme di teatro improvvisato in piazza, balli, canti, disegni sui muri. Questi giovani richiamano molto quello che succederà una quarantina d'anni più tardi col '68.

Non a caso il Club Dada di Berlino solidarizza. Il loro linguaggio è volutamente oscuro ed iniziatico. Ripudiano ogni intellettualismo, il dottorume, la morale della religione. Fondamentale è il rifiuto della cultura occidentale come cultura di riferimento: la cultura occidentale è per sua natura borghese e finalizzata a progetti di industrializzazione, mentre qui emerge una tendenza a una teoria che privilegia la terra, l'aristocrazia terriera, gli spiriti liberi. La loro rivista nasce nel novembre del '20, si chiama Yoga e nella testata spiccano una rosa a cinque punte a sinistra e una svastica a destra, simbolo magico di molte realtà indoeuropee che rappresenta il movimento solare. Sono contrari a ogni predominio razziale, preferendo un discorso di caste o di categorie dello spirito, contrapposte a quelle del denaro e della produzione.
Alla festa della rivoluzione

A Fiume la vita diventa festa e la festa diventa l'unico momento serio della vita: è inevitabile che lo stravolgimento di fare politica si rispecchi in ogni aspetto della vita. Fiume diventa il luogo mitico della trasgressione, del ribellismo di massa. Il contegno dei legionari è contrario a ogni disciplina, il loro motto è Me ne frego!, inventato da D'Annunzio. I fiumani invitano i legionari nelle loro case: si mangia, si balla fino al mattino. Chi arriva a Fiume è colpito dall'ospitalità dei fiumani e dalla loro allegria. I caffè sono punti di aggregazione, le pasticcerie offrono i famosi dolci fiumani. D'Annunzio rinomina uno cherry prodotto nella zona Sangue Morlacco: i Morlacchi erano una popolazione neolatina che viveva sulle Alpi Dinariche. A Fiume c'è il divorzio e molti dall'Italia ne approfittano. Il Futurismo aveva prospettato quest'idea rivoluzionaria che ora si sta attuando: amore libero, prostituzione, divorzio, omosessualità, figlio di stato. Con questi temi il Futurismo attaccava la famiglia indissolubile, la fedeltà, la donna romantica, la famiglia borghese.

Omosessualità
A Fiume emerge per la prima volta, pubblica, non più nascosta, l'omosessualità. Secondo Mario Carli, scrittore futurista: è una delle molle che porta i legionari a Fiume perché sanno che lì, finalmente, possono esprimere liberamente la loro sessualità. Kochnitzky, Comisso, Keller, Furst sono gli intellettuali di punta del comando fiumano e sono tutti omosessuali o bisessuali. Il clima di eros senza limiti che caratterizza la vita a Fiume è raccontato da un libro di Comisso Il porto dell'amore, romanzo autobiografico ambientato a Fiume tra le primavera del '20 e il Natale di sangue: le cene, gli amori, la droga, le giornate oziose, riescono a raffigurare bene la vita quotidiana di Fiume nel suo svolgersi a volte lento, a volte tumultuoso. 'E un viaggio meraviglioso nella città senza norme, senza vincoli, dove tutto è possibile, lecito, rifugio di chi vede in Fiume la festa-guerra e la vacanza dall'Italia borghese. Il gruppo Yoga pensa all'omosessualità come a un completamento dell'amore e predica la necessità di insegnare la scienza dell'amore e cioè della trasformazione. Amore come sensazione, come sentimento, come idea filosofica. D'Annunzio nell'ultimissimo discorso fiumano, dopo il Natale di sangue, al momento della partenza, il 18 gennaio del '21 usa la parola amore come sintesi dell'impresa e conclude: Viva l'amore, alalà!

La libertà della città di vita è aspramente criticata dai socialisti: Turati, in una lettera alla Kuliscioff, si lamenta dell'assenza di morale a Fiume, dando un giudizio negativo sul libertinismo morale e politico di D'Annunzio.

Ovviamente anche il clero si scaglia contro la promiscuità sessuale di Fiume e dei suoi legionari. Interessante su questo versante è la rivolta dei frati cappuccini che chiedono una gerarchia democratica con elezione dal basso, vogliono potersi sposare e il controllo locale dei fondi. Alla fine della vicenda i sette frati ribelli lasciano l'ordine e divengono legionari. In una lettera al Comandante l'amministratore apostolico a Fiume, Don Costantini, scrive: La vita di Fiume era già abbastanza pagana, senza che vi fosse bisogno che si proclamasse pubblicamente un culto umanistico. Il prelato aveva colto due aspetti importanti: il primo che Fiume era già abbastanza laica come città grazie alla tolleranza austro-ungarica; il secondo che D'Annunzio introduce una liturgia laica nella quale edonismo ed estetica si sovrappongono all'etica ed Orfeo si sovrappone a Cristo, sempre secondo Don Costantini.

L'abbigliamento fiumano

La libertà a Fiume ha anche evidenti segni esteriori, è ostentata e questo è strettamente collegato alla grande capacità di D'Annunzio e dei suoi legionari di essere degli avanzatissimi pubblicitari. I legionari sono bizzarri nel vestire, colorati come a Carnevale. Alcuni hanno la barba lunghissima, come Keller, altri si rapano a zero, altri hanno enormi ciuffi che pendono sulla fronte e dietro il solito fez nero, mantelli svolazzanti e cravatte nere. Vanno di moda la caramella all'occhio come D'Annunzio, i guanti bianchi e i profumi acutissimi. Il tutto magari nella divisa militare degli arditi e col cappello d'alpino. Le divise militari sono anch'esse fantasia, rivedute e corrette con forte senso dell'umorismo. D'estate i fanti tagliano la divisa per lasciare la parte superiore del petto scoperta. Quando D'Annunzio fa sloggiare inglesi e francesi e si impossessa dei loro magazzini, allora si vedono divise multicolori, accostamenti improbabili, nuove fantasiose tenute da parata. Si mettono stelle d'argento sul fez nero, si cuciono sul petto alamari neri, galloni arabescati sulle maniche, un arcobaleno di lustrini colorati sul petto. Furst inventa un corpo irregolare di cui diventa sottotenente e l'uniforme è irregolare come il corpo: immenso mantello azzurro, cappello d'alpino, penna d'aquila interminabile, giacca d'ardito.

L'alimentazione a Fiume
Le ristrettezze prodotte dalla crisi e il suo rapporto con la cucina fiumana diventano subito un'ideologia. E' la polemica contro l'uomo grasso che tiene banco. Keller è vegetariano, si ciba di pane e miele e beve latte, poi mangia insalate condite con petali di rosa, miele e zucchero. Ricordano un po' la cucina futurista di Marinetti, tutto per liberarsi dalla schiavitù del ventre tipicamente borghese. Bisogna liberarci dal grasso che ricopre i nostri nervi. Il sonno è il frutto del troppo cibo. Se si mangia poco, si dorme poco e si ha più tempo per vivere e combattere e anche per amare. L'uomo magro è aereo, leggero, creativo. Nitti è il prototipo del sacco d'adipe ottuso, come lo definisce D'Annunzio. La grassezza non è solo un dato estetico, ma morale. Grasso è il borghese, l'imboscato, il crapulone, quello che antepone gli interessi del ventre agli ideali, se stesso alla patria, è il pescecane che si arricchisce della guerra senza combatterla. Mario Carli afferma che le rivoluzioni non si fanno dopo pranzo. Il clima di perpetua tensione non è compatibile con la pennichella, la mobilitazione rivoluzionaria è nemica della siesta.

Le escursioni
In primavera il rito delle escursioni fuori città è il vero cemento che lega D'Annunzio ai suoi soldati. 'E mattina e il reggimento è in Piazza Roma; tre squilli di tromba annunciano l'arrivo del Comandante. Il passo è rapido, l'andatura è snella, dice un testimone ha vent'anni, come noi. Un altro testimone, un ragazzo di diciannove anni dice che la vista del Comandante rende puri nell'aria del mattino. I ragazzi si sentono forti perché questa purezza è una carezza contro il mondo inquinato e borghese. Quindi la lunga marcia, segnata dai canti dei legionari. Dopo alcune ore si raggiunge una radura: il mare di Fiume è in basso, puro anch'esso. I mandorli e i peschi appena fioriti sono il contorno. I legionari si siedono attenti e il Comandante parla. Il giovane legionario nota che D'Annunzio non dice parole vane e lontane, ma dice la nostra anima, la nostra sensazione di giovinezza. La nostra primavera si fonde con quella della natura. Sentiamo la nostra giovinezza contro il mondo e l'anima di ognuno di noi è più vasta di tutto il mondo. Poi il pomeriggio e il ritorno: i legionari spezzano i rami, strappano i lauri e li infilano nei fucili. Scendono dalla collina cantando, alcuni con i fiori infilati nella giubba; è uno spettacolo bello, commenta il giovane legionario. Arrivano in città e la gente di Fiume li vede e si unisce a loro con i canti e con l'affetto.

Conclusioni

Fra tutte le esperienze dell'Italia uscita dalla Prima Guerra Mondiale quella di Fiume dannunziana fu senza dubbio la più affascinante. Non più la politica per pochi, come era nell'Italia liberale, ma una rappresentazione corale nella quale legionari e cittadini di Fiume sono pubblico e protagonisti. Si sperimentano varie posizioni politiche, dal nazionalismo militarista alla Lega dei Popoli Oppressi; dal sindacalismo radicale alla Carta del Carnaro con le sue suggestioni nazionali, popolari, corporativiste e mazziniane. Il capo carismatico apriva un dialogo con la folla che era pedagogico ed ideologico, voleva educare e portare la massa verso un progetto politico e culturale. D'Annunzio introduce la potenza evocativa del simbolo: la bandiera, il sacrificio, l'eroismo, il lavoro, la libertà d'espressione totale. Si dirà che dopo, i totalitarismi assunsero e diffusero questo modello, ed è in parte vero, ma i valori espressi da Keller, D'Annunzio e gli altri, non andarono mai contro la libertà e l'autonomia delle persone e delle categorie. Il mito sindacale è un mito moderno che punta alla mobilitazione attiva delle masse e dei lavoratori in vista di una nuova forma di stato in cui il pubblico si qualifica come momento creativo dell'individuo e il radicalismo di destra si pone come punto di partenza per lo sviluppo della storia italiana. La potenzialità rivoluzionaria e antiborghese degli omosessuali venne usata, attraverso bande scelte come La Disperata, ma anche dagli arditi e dai legionari, per raggiungere il potere. Ma mentre a Fiume Keller, D'Annunzio e gli altri lasciarono agli omosessuali una libertà individuale pressoché illimitata e modernissima, Mussolini con gli arditi dannunziani e più tardi Hitler con le SA di Roehm se ne servirono solo per la scalata al potere. Sia nel Fascismo che nel Nazismo la virilità era altamente propagandata attraverso immagini omoerotiche e formazioni omosociali, attirando molti uomini la cui visione dell'omosessualità combaciava con quella propagandata dai partiti.
 
 
Fonti:
http://signal-it.blogspot.it/2011/02/guido-keller-fiume-e-lavventura-dei.html
http://orsolanemi.wordpress.com/henry-furst/
 
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